Il Museo poschiavino cresce. Ma seguirà il successo?

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Intervista all’etnologa Marianne Fischbacher
Domenica il Palazzo de Bassus-Mengotti ha presentato una nuova ala espositiva con le collezioni del Comune di Poschiavo. Il commento di un’esperta su un cambiamento radicale.

Domenica 15 settembre la popolazione ha scoperto le nuove sale del Museo di valle. Con l’arrivo della collezione indiana e di quella etrusca, il Museo non è più solo il centro della storia della valle, ma pure una finestra su altre culture. Il pubblico dell’inaugurazione ha apprezzato, ma ci sarà un seguito? L’offerta porterà più visitatori? Le collezioni saranno un vero plusvalore per il Museo? Lo abbiamo chiesto alla presidente dell’organizzazione dei Musei del Cantone MGR, l’etnologa di Ilanz Marianne Fischbacher.

Gustavo Lardi del Museo Poschiavino nel suo discorso d’inaugurazione.

 

Il Museo poschiavino accoglie ora anche delle collezioni etnografiche molto diverse: una indiana e una etrusca. Quali rischi e quali opportunità vede in questa scelta?

Per un museo nato e cresciuto occupandosi della storia locale non è semplice accogliere testimonianze culturali così diverse come una collezione indiana e una etrusca. Quello che ci vuole è fantasia, bisogna creare un legame alla cultura locale. Non ho ancora visto il risultato finale ma, da quel che ho sentito, questo è stato fatto. Con un’introduzione e un apparato didattico si accolgono e si accompagnano i visitatori a scoprire la nuova realtà e si evidenziano i legami con la nostra cultura. Se questo lavoro è stato fatto accuratamente, prevalgono i vantaggi agli svantaggi. Gli appassionati d’arte ottengono così una nuova perla accanto alla Casa Console. Creare una terza struttura nel Borgo avrebbe probabilmente superato le possibilità finanziarie e personali di un comune come quello di Poschiavo.

Presenti le autorità locali: a sinistra il capo dipartimento educazione, cultura, socialità e sanità del Comune di Poschiavo Renato Isepponi; a destra il presidente della Regione Valposchiavo e dell’Ente Turistico Valposchiavo Cassiano Luminati.

 

Lei conosce l’attività dei vari musei del Cantone, come si situa il museo di Poschiavo e come ne valuta complessivamente l’attività?

Negli ultimi dieci anni i Musei della Valposchiavo si sono dimostrati particolarmente innovativi, non a caso hanno saputo moltiplicare i visitatori. I rilevamenti periodici indicano che l’evoluzione è impressionante: negli anni Novanta il Museo aveva 800 visitatori paganti l’anno, oggi con la Casa Console, il Mulino Aino, la Casa Tomé e la Casa Besta siamo quasi a 10’000 entrate l’anno. Credo che il successo sia dovuto a costellazioni vincenti, innanzitutto grazie a comitati motivati e una collaborazione efficace con il turismo locale.

Gli oggetti hanno catturato l’attenzione del pubblico accorso.

 

A Poschiavo sono stati realizzati dei progetti straordinari che meritano il rispetto di tutto il Cantone. Penso innanzitutto al restauro della Casa Tomé e alla creazione di un’offerta didattica adatta. Con il programma «Dal campo alla tavola» e i corsi di formazione per le guide del territorio sono state create vere professionalità in loco. Non da ultimo ammiro la capacità di offrire mostre temporanee di interesse sovraregionale. Le nuove collezioni sono solo un tassello di questa evoluzione positiva. A livello cantonale e nazionale, la Valposchiavo è un laboratorio di creatività che non manchiamo mai di segnalare fra le esperienze più interessanti.

 

Cosa deve fare adesso il Museo perché queste collezioni abbiano veramente successo anche per quel che riguarda il pubblico?

Non credo ci si debbano fare delle speranze esagerate. Non arriverà la massa per vedere le due collezioni, benché si tratti di una selezione di oggetti pregevoli. Tocca dunque al Museo valorizzarle, integrandole nell’offerta complessiva della valle. È un po’ la sfida costante per tutti i musei: ci vuole da un canto un’offerta valida che integri le due collezioni nell’offerta turistica e nei percorsi didattici esistenti, e dall’altro canto bisogna farle conoscere attraverso un’oculata strategia di comunicazione. Forse sarà un po’ più difficile che con altre offerte, ma la collaborazione con le organizzazioni turistiche sarà anche qui determinante. Un contatto con altri musei delle culture svizzeri potrebbe essere utile. Un inizio è già stato fatto: i curatori che hanno allestito le nuove sale provengono dal Museo delle culture di San Gallo.

Roland Steffan ha curato l’allestimento dei nuovi spazi espositivi al Museo Poschiavino.

 

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